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Il Grosso, il Magro e il Nonnino e la Torre Centrale del Paine

Posted on August 28, 2019

Il 07/02/2008 Rolando Larcher, Fabio Leoni ed Elio Orlandi sono saliti in cima alla Torre Centrale del Paine, Patagonia, lungo la loro nuova via ‘ El Gordo, El Flaco y L’Abuelito’ (1250m 7a+, A3+)

I 40 ruggenti creano ancora! Ovvero l’entusiasmo della premiata ditta trentina over ’40 ha portato nuovi frutti, tutti patagonici s’intende. Così, dopo ‘Osa, ma non troppo’ – la nuova via aperta l’anno scorso sul Cerro Cota 2000 (Paine, Patagonia) insieme a Michele Cagol il 7 febbraio scorso per Rolando Larcher, Fabio Leoni ed Elio Orlandi è arrivata ‘ El Gordo, El Flaco y L’Abuelito’, una nuova via sulla parete est della (bellissima) Torre Centrale del Paine.

Si tratta di 1250 ‘estetici’ metri che puntano alla cima dell’enorme ‘sovrano’ del Paine, con 23 lunghezze (di cui svariate di 65/70m) e una difficoltà in libera fino al 7a+, a cui si aggiungono tratti di dura artificiale (A3+) per circa il 20% del totale.

Anche con questa via, sembra proprio che El Gordo (alias il ‘Grosso’ Rolando Larcher, poliziotto climber della Questura di Trento), El Flaco (il ‘Magro’ Fabio Leoni, conosciutissimo animatore dell”arrampicata nella Valle del Sarca) e L’Abuelito (il nonnino, al secolo Elio Orlandi tra i più conosciuti climber-poeti della Patagonia ) abbiano trovato la miscela giusta per condividere insieme i loro sogni. Ma soprattutto che per loro riuscire ad accarezzarli sia innanzi tutto una questione di stile, molto ‘umano’ e dentro la natura, oltre che di ‘estetica’.

Prima di lasciarvi al report-pensiero di Fabio Leoni e Rolando Larcher c’è da aggiungere che Rolando, Fabio ed Elio – dopo aver trasportato il materiale alla base della Torre con l’aiuto di René, Erik, Franco, Daniele, Valerio la ‘squadra’ scelta di 5 alpinisti e amici di San Lorenzo in Banale (Tn) – hanno speso tre giorni di preparazione della parte iniziale, salendo e scendendo dalla parete. Quindi sono partiti per 11 giornate di lungo e continuato “pellegrinaggio” verso la vetta.

Il tutto ha richiesto 20 giorni con l’ultimo balzo di 400 metri compiuto tutto in una sola volta. Quel che resta è questo bel viaggio-esperienza a tre. Un cammino, s’intuisce, quasi sussurrato nel silenzio e nel cuore di granito della grande Patagonia .

TORRE CENTRALE DEL PAINE – Parete est
di Fabio Leoni

Tutto cambia! Le montagne sono sempre le stesse, ma tutto cio’ che vi ruota attorno sta cambiando completamente. Mi spiego: io, Rolando Larcher e Elio Orlandi, ora siamo a El Chalten, dopo 20 giorni passati al Paine in completo isolamento.

L’anno scorso scrivevamo: ‘…basta spostarsi un poco dalle rotte del turismo e si può vivere ancora la Patagonia di un tempo…’, questo è ciò che abbiamo fatto anche quest’anno.

Italia, volo aereo e corsa fino alla base della parete, tutto in 3 giorni, per poi finalmente respirare le emozioni dell’incognita Patagonia. 20 giorni, 3 amici, nessun altro, tranne solo vento pioggia e gran faticate. Dormendo con un occhio solo, ascoltando gli schiaffi del del vento, tentando e sperando di capire il domani, scalando senza pressioni e per la sola voglia di salire. Uno stile pulito, una parete enorme, inseguendo una linea ancora possibile.

Ora dicevo siamo al Chalten, alla base del Cerro Torre e del Fitz Roy, riposando dopo aver aperto una via nuova nel gruppo del Paine in Cile e precisamente sulla parete est della Torre Centrale. Oltre 1200 metri di granito, che ci hanno tenuti impegnati duramente.

Tre giorni di preparazione, più 11 di parete, senza mai scendere, ci hanno permesso di tracciare ‘ EL GORDO, EL FLACO Y L’ABUELITO’, raggiungendo la cima il 7 febbraio alle 6 della sera, lasciando sotto di noi il nostro capolavoro: 23 lunghezze, molte di 65 e 70 metri, con difficoltà fino al 7a+ in libera e A3+ in artificiale (solo il 20% per fortuna).

Qui al Chalten, tutto ci sembra diverso… gli alpinisti vivono il loro isolamento in modo diverso, semplicemente si evitano, tutti corrono in un giorno e chi arriva primo vince!

Mi spiego nuovamente: gli alpinisti non salgono più ai campi base, alcuni guru delle previsioni meteo sparano bollettini a raffica e tutti rimangono in paese, bevendo birre davanti ad un monitor tutto il giorno, guardando internet a ritmo argentino aspettando la famosa, ‘finestra di bel tempo’.

Poi, quando sembra il momento, tutti corrono e come in questo gennaio, con un clima eccezionale, ecco che si formano le code, gente che si pesta i piedi, gente che parte di nascosto, altri di notte per precedere gli altri…

Con il bel tempo tutto é più facile, le grandi vie si ripetono, le traversate cadono una dopo l’altra ed ora, finalmente, anche i guru riposano… forse al campo base tornerà la pace di sempre. Buona Patagonia a tutti!

Per la spedizione, Fabio Leoni

ADIOS, TORRE CENTRAL
di Rolando Larcher


Salite di questo genere, non si realizzano interiormente arrivando in cima, né tantomeno ritornando alla base.
Si è contenti, ma è una gioia sottile, si è troppo impegnati fisicamente e psicologicamente nel rientro alla sicurezza per gustarne il reale valore.

Subentra anche l’inevitabile adattamento umano alle condizioni ostili. Vivere in parete diviene cosa normale, trasformando quasi in un’ovvietà l’immensa fortuna di raggiungere la vetta.

Solo ritornando a valle, nella civiltà, lentamente il corpo si rigenera, la mente si rilassa e, altrettanto lentamente, si viene pervasi di una profonda dolce sensazione d’appagamento, di gioia, di senso compiuto.

Un inebriante nettare, che fluendo, fortifica ancor più la nostra grande amicizia. Una sensazione bellissima che cresce al rimpicciolirsi della meta raggiunta, riflessa negli specchietti dell’auto che si allontana.
Adios, Torre Central

Rolando Larcher

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